di Nino Campisi
La formazione dell'attore e la didattica teatrale.
"La didattica teatrale è un importante momento formativo alla comunicazione e alla cultura teatrale e umanistica sia per il giovane che per l'adulto, insegnante o professionista che sia.
La cultura teatrale da sempre ha posto al centro del suo interesse l'uomo e la sua società, disvelando tutte le contraddizioni e le verità celate, la psicologia, i sentimenti e le emozioni più recondite della natura umana. Il nostro secolo ci ha regalato il pensiero e l'azione di grandi formatori come Stanislavskij, Gurdjieff, Moreno, Strasberg, Ceckov, per citare solo i più famosi, e l'esempio di molti illuminati registi che del teatro hanno fatto il luogo dove la comunicazione diventa arte della rappresentazione.
La parola teatro evoca nelle coscienze la possibilità che possa esistere un posto dove attori e pubblico si incontrino per rinnovare un rito di conoscenza del mondo e di se stessi e dove il comune e sottinteso obiettivo sia l'evoluzione spirituale dell'uomo.
Negli ultimi vent'anni nel settore della formazione dell'attore si è assistito al proliferare di scuole e di corsi, di stages e di laboratori. Il teatro è arrivato nelle scuole prima come forma di animazione ricreativa e poi come progetto didattico nuovo e alternativo. Nelle carceri, nelle comunità di recupero, tra gli anziani, nei centri giovanili, tra gli immigrati e nelle case occupate il teatro è stato ed è una forma immediata di aggregazione e di espressione di realtà sociali che vogliono uscire dall'emarginazione.
In queste realtà il teatro oltre ad essere uno strumento immediato di aggregazione è anche un veicolo di diffusione di valori sociali e culturali. E questo è un bene.
La diffusione del teatro e della didattica teatrale nella società e nella scuola è un bene di cui non possiamo fare a meno. Non possiamo immaginare una società senza teatro.
Possiamo immaginare una società senza televisione e senza internet, senza giornali e senza critici teatrali, ma non possiamo pensare a una società senza teatro. Perché il teatro entra nel merito dei rapporti umani e delle relazioni sociali ed è per questo che, oltre ad essere lo specchio della società, è una grande occasione di riflessione e di evoluzione personale.
Il percorso di formazione teatrale è una grande avventura di crescita delle potenzialità espressive dell'uomo e come tale non è riserva di caccia esclusiva per l'attore rampante che vuole farsi strada per appagare il suo "io" egoistico e privato.
La grande scommessa della formazione teatrale, così come ci è stata insegnata da Stanislavskij, è quella di portare l'attore a una nuova consapevolezza di sé e a rinunciare al suo io privato per fare emergere il vero io creativo.
La prima cosa che possiamo imparare in teatro è che i sentimenti negativi e le nostre credenze limitanti uccidono la creatività. Sbarazzarsi delle emozioni negative, delle frustrazioni e dei sotterfugi, della menzogna e della calunnia, che sono il male delle relazioni umane, vuol dire affrontare con coraggio la strada della creazione artistica. Da questo punto di vista il teatro diventa la metafora per eccellenza della formazione.
Dall'altra parte della barricata, abbiamo invece gli interessi di bottega e la cosiddetta "professione" dell'attore. Ed è allora che il teatro rischia di trasformarsi in un maneggio di uomini, come diceva Yeats. E diventa arbitrario e corruttore.
A causa di una malintesa "professionalità" questo mercato bestiame dell'esistente continua ad autoriprodursi sotto i nostri occhi.
Un consiglio : occorre diffidare di tutti coloro che intendono la formazione dell'attore in modo elitario e corporativo, e si agitano allarmati indicando lo spettro della disoccupazione per gli attori già occupati, come se la disoccupazione degli attori l'avessero inventata i laboratori, le scuole di teatro e il Costanzo Show. Così come occorre diffidare della faciloneria, dell'arroganza e della prevaricazione, e dell'incompetenza.
Il vero terreno di confronto è oggi quello dei valori e dell'evoluzione personale. La didattica teatrale e la formazione dell'attore non hanno niente a che spartire con gli attori disoccupati, né con le buste paga degli attori dei teatri stabili, né con i contributi pensionistici. Hanno qualcosa a che fare, invece, con la formazione integrale dell'uomo.
Un grande formatore come Gurdjieff diceva a riguardo: "Per essere un vero attore, bisogna essere un vero uomo. Un vero uomo può essere un attore, e un vero attore può essere un uomo."
E ancora: "Ogni uomo è in grado di fare tutto ciò che gli altri riescono a fare: se può uno, possono tutti. Genio, talento: Tutto ciò non ha un senso. Il segreto è semplice: fare le cose da uomo."
Nino Campisi
Pubblicato su Zero in Condotta 10 Ottobre 1997 , e su Svela Bologna il 3 settembre 2003.